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Sul partito unico posizioni poco chiare

Che cosa vuole davvero An?

Le condizioni poste per aprire il dialogo in realtà sembrano chiuderlo in partenza

di Carmelo Dragotta - 06 maggio 2005

Cosa succede dentro Alleanza Nazionale? Dopo le lacerazioni interne delle settimane scorse, dovute al frettoloso turn-over, benedetto da Gianfranco Fini, tra Gasparri e Landolfi alla carica di ministro delle Comunicazioni, il partito sembra nuovamente diviso sulla posizione da assumere in merito alla proposta berlusconiana di un soggetto politico unico del centro-destra.
Il documento approvato il 3 maggio dall’ufficio di presidenza del partito, e pubblicato sul Secolo d’Italia, sembra riesumare il tanto vituperato “politichese” della Prima Repubblica.
Nelle due pagine che lo costituiscono, il partito di Fini dichiara la propria disponibilità verso il progetto a cui Berlusconi ha legato la propria ricandidatura nel 2006, ma subito dopo invita a “una serie di riflessioni che vogliamo sottoporre al dibattito dentro e fuori An”, poiché “un progetto di questo genere, quando non è ben definito, corre il rischio di essere un boomerang a maggior ragione in una fase di contrazione dei consensi elettorali”. Segue un elenco di cinque pre-condizioni che, pur essendo l’enunciazione dei principi ai quali An si è sempre richiamata (l’economia sociale di mercato, l’interesse nazionale, la “cultura istituzionale”, ecc.), e anche nell’assenza di riferimenti programmatici concreti, sembra portare dritto alla conclusione che un partito unico è al momento irrealizzabile. Quanto meno se Berlusconi continuerà a ritenere strategica l’alleanza con la Lega e i settori più “nordisti” e liberisti di Forza Italia non verranno ridimensionati.
Del resto, anche un esponente di An del calibro di Publio Fiori ha commentato il documento senza infingimenti di sorta. A Radio Radicale, il vicepresidente della Camera ha infatti dichiarato che “ieri sera (il giorno dell’approvazione del documento, ndr) in Alleanza Nazionale è emersa prevalentemente la volontà di dire di no al partito unico, senza però dirlo esplicitamente”.
A favore del Presidente del Consiglio, però, interviene un sondaggio effettuato tra i parlamentari di An dal sito “destraitalia.it”, diretto dall’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana Nicola Cristaldi. Secondo il sondaggio, “il 67 per cento dei Deputati di Alleanza Nazionale non ha alcun dubbio e si schiera a favore del partito unico di centrodestra”, mentre “risultano indiscutibilmente contro il partito unico il 4,3 per cento dei Deputati”.
Sarà, ma se anche un “berluscones” come il vicepresidente vicario del partito, Ignazio La Russa, dichiara che “c’è chi è più scettico e chi è più convinto che si arriverà fino in fondo, ma tutti siamo convinti alla stessa maniera che bisogna provarci”, sembra lecito domandarsi quale sia la reale posizione della destra italiana sul “partito unico” del centro-destra.

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