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Mps. Draghi e Eni.

Campioni d'autolesionismo

Finiamola di mettere tutto nel tritacarne. Ne perde il Paese e ne guadagnano gli altri.

di Enrico Cisnetto - 10 febbraio 2013

Autolesionismo da riflesso condizionato. Parlo degli atteggiamenti “tipici” che di fronte ad alcuni avvenimenti scattano nella gran parte della stampa italiana, per fortuna con lodevoli eccezioni, e delle loro conseguenze. Faccio un paio di esempi per farmi capire. La vicenda Mps. Le indagini vanno fatte, ci mancherebbe altro, ma non a livello mediatico, dove le ipotesi di reato diventano già sentenze passate in giudicato. Così facendo, invece, il polverone finisce per danneggiare la banca, i suoi azionisti e correntisti e in generale il sistema bancario ed economico, impedendo di distinguere, per esempio, le responsabilità di ieri da quelli di oggi, ma anche la condizione della banca ieri e quella di oggi.

L’autolesionismo, poi, raggiunge il massimo con il tentativo – per ragioni di pura speculazione elettorale (e spero non ci sia altro) – di coinvolgere Mario Draghi, da cui passa un pezzo decisivo della nostra credibilità sui mercati. La cosa più incredibile, tra l’altro, è che a tirarlo per la giacca sono in buona misura gli stessi che indicano nella Germania della Merkel il nemico giurato dell’Italia, mentre è noto che come governatore della Bce Draghi non gode proprio delle simpatie dei tedeschi. Peccato, però, che mentre i nostri giornali titolavano sulle presunte manchevolezze della Bankitalia ai tempi in cui lui ne era a capo, il maggiore tabloid tedesco, invece, gli tributava elogio per come si era comportato a suo tempo nei controlli fatti a Siena e per essersi conquistato un pubblico riconoscimento del Fondo Monetario proprio per quell’attività.

Follie italiche. Come quelle che hanno spinto taluni a “sparare” la notizia che Paolo Scaroni è indagato dai magistrati che hanno in mano il caso Saipem. Naturalmente, io non so se siano state pagate tangenti da Saipem per avere commesse in Algeria, come mi pare sostenga l’accusa, e se il vertice dell’Eni ne fosse al corrente. Ma due cose sono certe. Primo: i dirigenti della Saipem sono stati prontamente rimossi dopo che si sono aperte le indagini, in piena collaborazione con la magistratura. Secondo: non possono essere confuse le commissioni che all’estero normalmente si pagano per poter ottenere commesse e fare forniture, con tangenti nazionali. Tutto il mondo agisce in questo modo e altrove non c’è magistrato che contesti queste prassi. Anche perché si rischia di fare da sponda – certo involontaria, ma non per questo con minori conseguenze – ad alcuni interessi internazionali. Basti pensare, tanto per fare un esempio, a quelli francesi su gas e petrolio, e vedere come Parigi si è comportata in Libia. I magistrati devono indagare e fare luce, ci mancherebbe altro, ma bisogna assolutamente fermare questa forma di autolesionismo nazionale, che mette tutti nel tritacarne, a solo vantaggio della speculazione e degli interessi altrui, e a tutto svantaggio del Paese, della sua immagine e della sua già bassa credibilità internazionale.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.