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Caso Indesit

Cambiare lava più bianco

Un anno di immobilismo ha provocato il disastro attuale. Succede anche nelle migliori famiglie.

di Enrico Cisnetto - 05 luglio 2013

I nodi sono venuti al pettine. Scrissi in questo spazio nel novembre scorso che alla Indesit, oltre ai problemi di mercato legati al calo dei consumi, c’erano due questioni che se non affrontate avrebbero finito per far esplodere la situazione dell’azienda. La prima era il fatto che Vittorio Merloni, pur essendo da tempo affetto da Alzheimer, conservava l’usufrutto sulle azioni della Fineldo, la finanziaria di famiglia che controlla il 44% della Indesit (20% ciascuno la moglie Franca e i quattro figli, Maria Paola, Andrea, Aristide e Antonella), creando difficoltà a prendere decisioni. La seconda è che la presidenza di Indesit affidata ad Andrea Merloni dopo la malattia del padre non pareva essere, anche a parere di una parte della famiglia, la migliore delle soluzioni possibili.

Ahimè, sono stato facile profeta: annunciati 1425 esuberi, è iniziato non solo un inedito braccio di ferro sindacale (il gruppo fin dai tempi di Merloni presidente di Confindustria è sempre stato risparmiato dagli scioperi) ma è pure scoppiata una guerra famigliar-territoriale, che ha visto Francesca Merloni (figlia di Francesco, l’ex ministro fratello di Vittorio che ha il 7% della Indesit) schierarsi a fianco degli operai, che sono scesi in piazza indossando, significativamente, una t-shirt con scritto “Vittorio ci manchi”.

Eppure, nel frattempo, qualcosa è successo: Andrea ha lasciato all’amministratore delegato Marco Milani la presidenza di Indesit Company, mentre di fatto, anche se non ancora formalmente, l’invalidità di Vittorio è ormai conclamata. Meglio tardi, che mai. Ma non basta. Ora c’è bisogno di imprimere velocità al cambiamento, di prendere le decisioni più difficili ma indispensabili. Dicevo, a novembre, che se si trattasse di fare accordi con altri competitor, o trasformare la società se non in una public company certo in qualcosa di molto meno dipendente dai Merloni, o ancora trovare equilibri più stabili nella famiglia, era questione aperta. Adesso, quale strada percorrere è decisione che va presa subito. Si è perso fin troppo tempo, e quegli esuberi sono il prezzo pagato alle incertezze e, sia consentito dirlo, anche a qualche eccessiva insensibilità (la vita dorata di qualche rampollo è incompatibile con la crisi e le sofferenze di molti).

Nel cda Indesit siedono personalità, da Sergio Erede a Luigi Abete, adatte ad aiutare la famiglia a fare la scelta che Vittorio – ne sono sicuro, vista la sua sensibilità sociale – sarebbe il primo a volere, per il bene di un gruppo cui ha dedicato una vita di lavoro. Lo so, non è facile, ma oggi è il momento delle decisioni coraggiose. Quel coraggio che non è mai mancato a Vittorio.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.