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Centro destra solo al comando

Calma piatta, riapre il cantiere Italia

I conti con un'opposizione che non c'è

di Elio Di Caprio - 13 giugno 2008

C"è (finalmente?) calma piatta nel Paese a due mesi dalle elezioni, non più frammentazioni che fanno presagire futuri calvari per la coalizione di governo, opposizioni che si leccano le ferite dopo la sconfitta, Berlusconi dominus incontrastato della politica italiana. Dal bipartitismo unico voluto assieme da Veltroni e Berlusconi stiamo dolcemente scivolando senza accorgercene in un"atmosfera da partito unico senza opposizione.

E" questa la “normalità” che volevamo? E" come se assistessimo ad una riedizione della DC da prima Repubblica con una conventio ad excludendum nei confronti della sinistra non decisa, come si diceva una volta, dai poteri forti, dalla Chiesa o dagli americani, ma dalla libera scelta degli elettori. Manca rispetto alla vecchia stagione un partito cattolico dichiarato al potere ed in più è prevalsa la personalizzazione della politica che costituisce insieme la forza e la debolezza della coalizione che ci governerà, a meno di incidenti, per i prossimi cinque anni. Ma non sempre personalizzazione vuol dire effettiva capacità decisionale : ce ne stiamo già accorgendo in un panorama politico di annunci a raffica più velleitari che reali.

Certo qualche miglioramento c"è già stato rispetto alla stagione precedente ed allo stallo dell"inconcludenza di cui siamo stati testimoni negli ultimi due anni. Non sono più in parlamento i Mastella, i Pecoraro Scanio, i Bertinotti, i Diliberto, persino l"amletico Amato ha preferito andarsene. Per il governo la strada sembra apparentemente in discesa con un"opposizione psicologicamente schiacciata che in campagna elettorale ha indicato le stesse priorità del centro destra, più o meno gli stessi problemi da risolvere celermente, senza essere essa stessa riuscita a venirne a capo nella breve stagione del governo Prodi.

Come si fa a fare un"opposizione decente dopo la cocente sconfitta del PD nel vecchio feudo della Roma veltroniana o con l"immagine del governatore della Campania, Antonio Bassolino, lasciato in carica dal PD nonostante la vicenda dei rifiuti, lo stesso che, una volta diventato il caso Napoli uno scandalo nazionale, si congratula con il piglio decisionista di Berlusconi che è presente nella capitale partenopea ogni settimana? E" difficile per la sinistra andare oltre un"attesa disarmata non avendo più alle spalle il mito unificante del miraggio comunista di altri tempi. Anzi il PD che ha sempre rifiutato di definirsi comunista oggi, secondo Veltroni, non è neppure socialista, procede in ordine sparso, rincorre con il governo-ombra e balbetta, non ha leaders credibili, non gli resta che sperare in qualche evento esterno o qualche improbabile implosione interna che facciano precipitare il consenso popolare all"ennesima combine elettorale e di governo messa su da Silvio Berlusconi.

Il centro destra è solo al comando. Ha promesso una svolta pragmatica ma già si trova a fare i conti con la distanza tra le promesse e le realizzazioni, a parte l"abolizione completa dell"ICI, annunciata ed attuata. Le promesse elettorali costringono in questa fase ad esporsi su tutti i fronti: quando si pretende di affrontare senza una scala di priorità tutti insieme i problemi irrisolti e messi a marcire per anni, sono inevitabili le confusioni e le incertezze. Fughe in avanti e marce indietro sono già all"ordine del giorno, a cominciare dalle indecisioni sul destino di Alitalia.

Si va dalla lotta all"immigrazione clandestina che però deve salvare le badanti ed i redditi di chi le mantiene, alle intercettazioni che devono essere seriamente regolamentate più che abolite, al problema della scuola che non si risolve con il palliativo di pochi spiccioli in più dati agli insegnanti, all"ingannevole pretesa di eliminare i “fannulloni” del pubblico impiego con gli annunci di qualche norma più dura, all"illusione di poter fare a meno dei contratti nazionali di lavoro e magari al sogno di reintrodurre le gabbie salariali tra nord e sud.

Troppa carne al fuoco per addomesticare le tante corporazioni e averne ragione in un"Italia tenuta in scacco da decenni . Per ora l"ansia di riforme è espressa a parole dai vari Ministri, da Brunetta a Sacconi a Scajola , a Maroni. E" un teatrino di passaggio che consente a pochi personaggi di tenere la ribalta e di saggiare le reazioni delle parti sociali. Poi interverrà con la sua finanziaria Giulio Tremonti a dire la parola definitiva sulle compatibilità economiche di ciò che si può veramente fare. Il suggello finale sarà come sempre di Silvio Berlusconi e vedremo questa volta quale sarà il suo travestimento mediatico per accontentare tutti e infondere speranza.

Ci è stata promessa una legge finanziaria seria senza i consueti collegati in cui vengono annualmente “sversati” i tanti provvedimenti settoriali di interesse dei singoli parlamentari e delle loro clientele. Sarebbe già un buon segnale, non solo per la spesa pubblica, se si realizzasse questa prima riforma sul campo. Vorrebbe dire che oltre la “casta” e le corporazioni qualcosa di serio comincia a muoversi.

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