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La terza vittoria del Partito laburista

Blair, l'ultimo atto sarà europeo

La maggioranza ristretta del Labour complicherà il lavoro del Governo

di Antonio Picasso - 06 maggio 2005

Terza vittoria per la Terza via di Tony Blair, nuovamente confermato al numero di 10 di Downing Street. Gli ultimi exit poll della Bbc, infatti, danno il Partito laburista vincente per 97 seggi sui conservatori e i liberaldemocratici. Uno scarto notevolmente ridotto, rispetto alla tornata elettorale del 2000. Per questo Lucia Annunziata sulla Stampa parla di una vittoria “in ginocchio”. Perché con questa maggioranza così ristretta, il terzo governo Blair non può escludere grosse difficoltà a condurre la prossima legislatura.

È anche vero che , da quando il movimento sindacale inglese e il Labour Party decisero di candidare i loro primi rappresentanti a Westminster, nel 1906, mai i laburisti erano riusciti a vincere per tre volte di seguito le elezioni. Un evento storico, quindi, che ha dimostrato, come scrive Gianni Riotta sul Corriere della Sera, quanto siano importanti la realtà e i fatti concreti, vale a dire gli elementi su cui Blair ha impostato questa campagna elettorale.

Elezioni, tuttavia, dure e anomale per la Gran Bretagna. Al punto che Rénaud Girard, sul Figaro, parla di un’americanizzazione della politica britannica. Uno scontro fondato, infatti, sulla personalizzazione e sul protagonismo del candidato. Gli avversari tories e liberaldemocratici non si sono risparmiati accuse pesanti all’operato di Blair. Lo hanno trattato alla stregua di un criminale di guerra e non gli hanno perdonato l’intervento in Iraq a fianco degli Stati Uniti. Blair, a tutto questo, è sopravvissuto, dice Philippe Naughton su Times Online. Ed è riuscito a placare il fastidioso vento di guerra, proveniente dall’Iraq, grazie ai successi economici ottenuti in otto anni di governo. La Gran Bretagna è infatti oggi il Paese con l’economia più dinamica d’Europa. Vanta una crescita media annua, dal 1997 a oggi, del 2,8% e il 72% degli occupati. Certo, è stata Margaret Thatcher a riavviare il motore inglese, dopo la depressione degli anni Settanta, ma al tandem Blair-Brown (quest’ultimo Cancelliere dello Scacchiere) va il merito di aver riassorbito le tensioni sociali, generate dalla deregulation, senza frenare lo sviluppo.

Ora al Primo ministro di Sua Maestà britannica restano due ultime prove. Davanti al suo Paese e all’Unione europea, di cui assumerà la presidenza di turno a luglio, Blair deve chiarire gli imbarazzanti dubbi sulle armi irachene, di cui parlò ai tempi, ma che ancora non si trovano. Infine, impegno ben più gravoso, convincere il suo popolo che il futuro, per l’isola, è nell’Unione europea. Il Regno Unito, infatti, non può più rimandare. Per la sua economia, affinché le cifre positive restino tanto positive, Londra non può permettersi di lasciar passare anche questo treno che attraversa l’Eurotunnel.

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