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L’ultimo statista della Prima Repubblica

Bettino Craxi, un grande politico

Il Paese oggi ha bisogno di una grande spinta laica e libertaria nel solco dei “grandi” del passato

di Luca Bagatin - 12 gennaio 2009

Sono passati nove anni dalla morte di Bettino Craxi, l"ultimo grande statista della Prima Repubblica. Forse sarebbe meglio dire: l"ultimo grande statista dell"Italia repubblicana. Dopo la sua dipartita fisica ed ancor prima politica, avvenuta questa nei primi anni "90, nessun politico è riuscito ad eguagliarlo per risultati conseguiti.

Ci duole ricordare che la fine politica di Craxi avvenne per mezzo di quella che egli stesso definì la “falsa rivoluzione” giudiziaria, che vide convergenti parte della magistratura, i Poteri Forti, la sinistra democristiana ed i post-comunisti: coalizzatisi tutti contro la ventata d"aria nuova portata dal garofano socialista craxiano.

I soliti moralisti e gli pseudo moralizzatori della politica, oggi autoproclamatisi “democratici”, hanno così creduto di sostituirsi agli unici partiti democratici che l"Italia abbia mai avuto dal dopoguerra: la Dc, il Psi, il Pri, il Psdi ed il Pli ed invece sono stati ripetutamente sconfitti dal Cavalier Berlusconi, che peraltro fu intimo amico dello stesso Bettino Craxi che, come è noto, nel governo oggi da lui stesso presieduto, ha dato grande rilievo alla componente socialista liberale. Ho recentissimamente visto su Canale 5 il documentario girato da Paolo Pizzolante e scritto anche in collaborazione con lo storico Ugo Finetti su Bettino Craxi e dal titolo “La mia vita è stata una corsa”.

Tale documentario ha ripercorso le esperienze politiche più significative della vita di Craxi: dalla sua gavetta come allievo di Pietro Nenni, passando per il ricordo di Salvador Allende al cimitero di Vina del Mar in Cile nel quale lo stesso Craxi si trovò puntati contro i fucili del regime di Pinochet, passando ancora per il “contratto con gli italiani” lanciato da Craxi nel 1979 (ben 22 anni prima di quello proposto da Silvio Berlusconi) nel quale egli chiedeva un voto al Partito Socialista Italiano per garantire il rinnovamento del Paese. Ed un rinnovamento Bettino Craxi lo impresse di certo: nominato nel 1983 Presidente del Consiglio di una rinnovata coalizione di pentapartito (Dc, Psi, Pri, Psdi, Pli), dichiarò da subito che il suo non sarebbe stato un governo conservatore. Esaltò i caratteri del socialismo liberale, del liberalismo repubblicano e quelli del cristianesimo sociale, che erano le radici fondanti dell"unico centro-sinistra che l"Italia ebbe ed ha mai potuto conoscere.

Attraverso la sua azione di governo si svilupparono via via le piccole e medie imprese: il cosiddetto “Made in Italy”; si ridusse l"inflazione grazie al taglio di alcuni punti della scala mobile (contro il volere dei comunisti e dell"onnipresente e conservatrice Cgil); si restituì prestigio all"Italia a livello internazionale garantendole pari dignità con gli altri Paesi europei e con gli Stati Uniti d"America; si sancì che la religione cattolica non era più religione di Stato (per quanto il Nuovo Concordato stipulato da Craxi con il Vaticano concesse a quest"ultimo immensi privilegi, fra cui il sistema dell"8 per mille ancora oggi in vigore) e, per finire, l"Italia divenne la quinta potenza mondiale per Prodotto Interno Lordo.

Bettino Craxi propose addirittura la cosiddetta Grande Riforma, la quale puntava ad un rafforzamento dei poteri del governo per garantire la governabilità e nel settore della giustizia puntava alla separazione delle carriere del magistrati e ad uno stop alla politicizzazione della magistratura. Risultati e proposte inimmaginabili per quegli anni, ma oggi di strettissima attualità. Risultati che non piacquero certamente ai Poteri Forti, alla magistratura, alla sinistra democristiana di Ciriaco De Mita, né piacquero tantomeno al Partito Comunista che diverrà poi Partito Democratico della Sinistra con Occhetto, D"Alema e Veltroni alla guida, una volta caduto ad Est il Muro di Berlino.

E pensare che Bettino Craxi stesso aveva proposto negli anni "90 una convergenza con i post-comunisti, lanciando un progetto di Unità Socialista (Claudio Martelli - delfino di Craxi - aveva peraltro lanciato una costituente di sinistra che potesse comprendere Psi, Pds, Radicali, Pri e Psdi). Sdoganò addirittura i post-comunisti facendoli entrare nell"Internazionale Socialista! Sbagliò ed ebbe modo di pentirsene. I post-comunisti gli diedero addosso additandolo quale conservatore e ladro. La magistratura politicizzata gli diede contro e così la stampa legata ai Poteri Forti che tanto Craxi aveva combattuto.

Il resto è Storia che conosciamo e che vede un Bettino Craxi in esilio forzato ad Hammamet in Tunisia, un Partito Socialista fatto a pezzi, così come la Democrazia Cristiana, il Partito Repubblicano, quello Liberale e quello Socialdemocratico. Un"intera classe politica democratica falcidiata solo perché finanziava illegalmente i propri partiti.....come facevano tutti ! Compresi i comunisti ed i partiti minori di ogni colore politico!

Bettino Craxi lo dichiarò pubblicamente nei suoi ultimi discorsi in Parlamento. Fu l"unico ad avere il coraggio di ammettere che dal dopoguerra tutti i partiti violavano la legge sul finanziamento ai partiti. Craxi la violò anche per finanziare cause e battaglie di liberazione dei popoli oppressi in tutto il mondo. Ma questo allora, ovviamente, non lo disse nessuno. C"era una lotta politica che durava dal dopoguerra: da una parte i partiti democratici occidentali finanziati dagli Stati Uniti d"America e da privati vicini all"area di governo e dall"altra un Partito Comunista finanziato dalla dittatura sovietica e poi, via via, sostenuto dai Poteri Forti. Altro che superiorità morale dei comunisti! Questo il sistema di finanziamento illegale dei partiti politici al quale, come sostenuto anche da Craxi, si poteva porre rimedio in Parlamento senza scomodare i magistrati e soprattutto senza falcidiare un"intera classe dirigente. Sostituita peraltro poi da un"altra meno colta, meno competente e non certamente più onesta.

Oggi le indagini giudiziarie stanno colpendo coloro i quali allora si contrapposero a Craxi ed alla sua azione riformatrice. Era forse ora che si indagasse anche lì, ma la questione è e rimane comunque politica. E forse non è un caso che dal 1994 ad oggi gli eredi del socialismo liberale, del liberalismo repubblicano e del cristianesimo sociale, si ritrovino per la maggior parte nella coalizione guidata da Silvio Berlusconi. Una coalizione che non è certo la panacea e che abbisognerebbe di una grande spinta laica e libertaria nel solco dei Turati, degli Einaudi, dei Pannunzio, dei La Malfa, dei Pacciardi e dello stesso Craxi, ma che in ogni caso oggi può garantire ciò che altri – pseudo democratici, moralisti e pseudo moralizzatori “de sinistra”– non hanno e non saprebbero comunque garantire. Né oggi né mai.

www.lucabagatin.ilcannocchiale.it

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