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Il Cavaliere scatenato in conferenza stampa

Berlusconi e quelle carte di Mills...

A Palazzo Chigi ultimo (?) show prima delle elezioni. La pistola fumante contro la Procura

di Alessandro D'Amato - 06 aprile 2006

E’ teso, e nonostante i sorrisi del portavoce Bonaiuti, la rabbia non si scioglie nemmeno per un attimo. Silvio Berlusconi si presenta così ai giornalisti intervenuti per un fuoriprogramma annunciato su Sky Tg24 la mattina e andato effettivamente in scena solo dopo l’una. Il presidente del Consiglio si trova a Palazzo Chigi per una conferenza stampa sui risultati del governo nella lotta all’Oncologia (e metà dei presenti non sa assolutamente che ha annunciato clamorose rivelazioni, e infatti è lì con la sua bella cartellina preparata dal Ministero della Salute). Appena entrato, il Cavaliere fa cadere la bandiera dell’Unione Europea che è attaccata dietro di lui vicino a quella italiana; il fido Bonaiuti la raccoglie e la rimette a posto. Quando attacca a parlare, Silvio comincia dall’annullamento della trasmissione Terra (avvenuto il giorno prima), per spiegare che questa per lui è la prova che non esiste nessun conflitto di interessi e che Mediaset è una rete libera. I giornalisti presenti rumoreggiano, e il mormorio si fa più alto nel momento in cui il Cavaliere parla di un comunicato del comitato di redazione del Tg5 “contro di lui”. Poi arriva al punto, e alla pistola fumante che ha preparato: tira fuori 15 pagine di fotocopie che si riferiscono all’ultimo rinvio a giudizio del Tribunale di Milano, la storia dei soldi dati all’avvocato Mills per mentire in due testimonianze rese nei processi di All Iberian e della Guardia di Finanza. L’accusa è di corruzione in atti giudiziari, nell’ambito di uno stralcio dell"inchiesta su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset. L’inchiesta è incentrata su 600mila dollari che Mills, marito di Tessa Jowell, ministro della Cultura del governo di Tony Blair, avrebbe ricevuto per fare, secondo l"accusa, false dichiarazioni.

La “pistola fumante” di Berlusconi è tutta nelle 15 cartelle (scaricabili dal sito del Corriere), che ha consegnato oggi in sala stampa a palazzo Chigi. I documenti, secondo lui, “comprovano al di là di ogni dubbio che la somma pervenuta all"avvocato David Mills deriva dal versamento di un terzo, che non ho mai conosciuto, che non ha niente a che fare con Fininvest e cioé dall"armatore Diego Attanasio. Un versamento correlato a sue vicende societarie. Questi documenti erano depositati sin dal 1997 presso la Banca Meespierson. Per la Procura sarebbe stato sufficiente esperire una rogatoria alle Bahamas per evitare un processo nei miei confronti, con dispendio di soldi pubblici”. Berlusconi ha descritto così i fogli: “Foglio 1 è lo schema di passaggi di denaro; fogli 8 e 9 l’ordine accreditato da Attanasio, fra cui i 2,050 milioni di dollari da cui, secondo i pm, sarebbe stato estratto il versamento a Mills da parte nostra; foglio 11 la procura di Attanasio a Mills per l’uso di questo denaro”. Al termine dell"intervento il premier ha aggiunto: “Soltanto una persona dotata di intraprendenza fuori dal comune e anche di consistenti capacità economiche è in grado di far fronte ad un attacco processuale di questo tipo. Qualsiasi altro cittadino sarebbe rimasto schiacciato dall"inerzia della Procura e dalla sua pervicace volontà accusatoria”. Per Berlusconi, quindi, “c’è un incontestabile uso politico della giustizia, ed è inconcepibile che magistrati tramino – e lo dice alzando la voce e calcando sulle parole – contro di me”. Il Cavaliere chiude citando tutti gli articoli di stampa sul caso Mills e attaccando il Corriere della Sera, il cui comportamento sarebbe spia del fatto che “la sinistra e i grandi gruppi industriali padroni dei giornali che sono pronti a chiedere aiuto a Prodi si sono messi d’accordo per colpirmi”.

Il colpo di teatro appare ben assestato, anche se ad un’attenta lettura qualche perplessità nasce. Il nome di Diego Attanasio era già a conoscenza della procura, e in un articolo di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 10 marzo 2006 si spiega quale è la versione dell’accusa: “Il pm Fabio De Pasquale obietta che «dalle indagini effettuate è risultato che strutture di trust aventi come beneficiario Attanasio o altri clienti di Mills (Marcucci e Briatore) sono state usate, senza il consenso degli aventi diritto, per mascherare la riconducibilità a Mills delle somme di denaro ricevute da Berlusconi». Per questo, anche «sulla base di documenti sequestrati nella perquisizione a carico di Mills», al pm «appare ragionevole ritenere che il passaggio dei 2 milioni di dollari alle Bahamas non sia altro che il primo degli innumerevoli travestimenti del denaro ricevuto da Mills a titolo corruttivo». I soldi a Mills, infatti, arrivano sicuramente dal trust bahamense del suo cliente Attanasio — che però il giorno del bonifico non poteva disporlo essendo in carcere a Salerno — che in passato aveva rilasciato a Mills fogli in bianco prefirmati per la gestione dei suoi affari, e che ha smentito Mills (al pari di Marcucci e Briatore) su alcune operazioni che ha scoperto essere state effettuate a sua insaputa”. Non solo: in un altro articolo sul Corriere della sera del 5 aprile si spiega anche da chi sarebbero arrivate le carte (Berlusconi ha scritto che sono state ritrovate dopo “lunghe e costose ricerche effettuate dalla mia difesa”). Già Mills ha annunciato di aver ritrovato “«per puro caso, un caso straordinario, la notte scorsa una prova conclusiva che i soldi vennero da Diego (Attanasio). Avevo già raccolto quindici prove, questo è praticamente l’ultimo tassello del puzzle, sono passato dal 97,5 al 99% del puzzle». Attanasio è un imprenditore italiano con il quale l’avvocato della City aveva intrattenuto rapporti d’affari”.

Sarebbe di certo clamoroso se queste carte, che sono uscite soltanto oggi (mesi dopo la chiusura dell’istruttoria e a tre giorni dalle elezioni), dimostrassero quel che Berlusconi vuole che dimostrino. Ma molti ricordano la storia delle cimici del 1996, quando Silvio annunciò in una conferenza stampa di aver trovato delle microspie nei suoi uffici e, qualche tempo dopo, si scoprì che le microspie stesse erano state messe dalla ditta che si era occupata della disinfestazione. Ad oggi, Berlusconi ha di sicuro ri-spostato l’attenzione su un cavallo di battaglia che gli è caro. Forse era l’ultima cartuccia da sparare in una campagna elettorale devastante e impressionante che ha coinvolto ambedue le forze politiche in una lotta senza quartiere e (purtroppo) anche senza senso. Coraggio, il giorno del silenzio elettorale (sabato) è vicino. Poi ci sarà il voto e, forse, si ritornerà alla politica. Anche se, ad oggi, nessuna delle due coalizioni sembra avere le capacità e la forza per apportare quei radicali cambiamenti di cui, oggi più di ieri e in futuro più di oggi, l’Italia ha bisogno.

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