Liberarsi dei cascami delle vecchie ideologie
Andare oltre per andare dove?
Per Antony Giddens il PD dovrebbe abolire il termine socialistadi Elio Di Caprio - 11 settembre 2007
Andare oltre il comunismo ( troppo facile dopo l"implosione del sistema sovietico) vuol dire anche andare oltre il socialismo e buttare a mare e seppellire i suoi miti fuori tempo? E" la domanda cruciale di non facile risposta a cui sono abbarbicati quei settori di sinistra o di centro sinistra che sono intenzionati a confluire nel partito democratico.
E" questo l"invito ad osare, netto se non brutale, che Antony Giddens del partito laburista inglese, molto stimato dai nostri intellettuali di sinistra, ha rivolto nei giorni scorsi ai futuri seguaci del PD, compreso il candidato-principe Walter Veltroni.
Giddens arriva a tale conclusione dopo essersi posto un quesito analogo a quello che intrigava l"ultimo Craxi ad Hammamet quando confidava a Luca Iosi le sue perplessità sul significato da dare al termine socialismo nel ventunesimo secolo. Per Giddens i termini socialista e socialismo sono ormai privi di significato perchè il socialismo si basava sull"idea che un"economia regolata possa sostituire il meccanismo di mercato, era figlio della società industriale, mentre noi oggi viviamo in una società globalizzatrice post-industriale.
Invano aspetteremmo un linguaggio così chiaro e preciso dalla nostra sinistra per ripartire su nuove basi. E invece da noi ci si accapiglia ancora su che posto dare all"eredità comunista ( altro che eredità socialista!), se farla confluire nell"indistinto partito democratico o invece farne il perno di una “cosa o casa rossa” per le lotte di classe del nuovo secolo. Sta proprio qui il malessere tutto specifico e il nodo irrisolto della sinistra italiana nel suo complesso. Non è facile scrollarsi di dosso totem e miti per troppo tempo ritenuti intoccabili ed incrollabili dal comune sentire della sinistra italiana di ogni colore e sfumatura. Per questo qualunque correzione di buon senso alle vecchie credenze e ai vecchi postulati viene percepita e bollata come una conversione a destra, a partire dal mito egualitario che oggi si riconosce insufficiente senza meritocrazia, fino alle misure di sicurezza divenute sempre più impellenti anche a spese del garantismo sociale pro emarginati o pro migranti in cerca di fortuna.
Eppure i ravvedimenti e le autocritiche, neanche troppo velate, affiorano negli ambienti più impensati della sinistra. Sembra di sognare leggendo quanto ha scritto recentemente su “Repubblica” Aldo Schiavone, ordinario di Diritto Romano ed ex direttore dell"Istituto Gramsci, a proposito della scuola. Il prof. Schiavone riconosce che l"attuale sistema scolastico finisce per danneggiare i ceti meno abbienti che si volevano invece proteggere e valorizzare e critica che alla valorizzazione meritocratica si sia preferita una “diffusione omogenea delle conoscenze a bassa intensità”. Arriva a dire che tale concezione è stata alimentata insieme dal pensiero comunista e cattolico ( compresi gli esperimenti educativi alla don Milani) e ulteriormente esaltata dallo spirito egualitario del "68. Non potrebbe esserci un"analisi più chiara e condivisibile, anche se arriva con enorme ritardo. Così come suona pienamente sottoscrivibile l"auspicio finale di Schiavone di una scuola che non abbia paura di insegnare ai giovani che apprendere costa fatica, se non sofferenza, e comporta disciplina, misura, severità, riconoscimento del merito.
Se dovessimo seguire le logore dicotomie che faticano a scomparire in Italia potremmo dire che si tratta di un discorso francamente di destra. Ma così non è. E" solo la presa d"atto di dove possono portare le spinte egualitarie quando sconfinano in comportamenti dogmatici. Se per anni la distribuzione della ricchezza è stata ritenuta prioritaria rispetto alle capacità ed alle condizioni per crearla, potremmo mai meravigliarci che si sia instaurata una consuetudine per cui il sapere è facile e si distribuisce a chiunque senza la fatica di crearlo e approfondirlo? E" di questi equivoci e di queste ambiguità che dobbiamo liberarci se vogliamo risalire la china e porre un freno ad un inarrestabile declino che comincia e non finisce con la scuola. Come? Non basta andare oltre il comunismo ed il socialismo in nome di non si sa quale sinistra, secondo la visione europea di Antony Giddens. Bisognerebbe andare oltre i troppi condizionamenti ideologici di casa nostra ed i loro cascami duri a morire. Ma lo sanno i volenterosi laburisti inglesi alla Giddens che il nuovo rebus “appassionante” su cui si discute oggi in Italia è se il liberismo ( non il liberalismo) sia di destra o di sinistra? Come a dire che si preferisce ancora fare inutile filosofia e spaccare il capello in quattro mentre cominciano a risuonare nelle piazze i “vaffa” di Beppe Grillo..
Giddens arriva a tale conclusione dopo essersi posto un quesito analogo a quello che intrigava l"ultimo Craxi ad Hammamet quando confidava a Luca Iosi le sue perplessità sul significato da dare al termine socialismo nel ventunesimo secolo. Per Giddens i termini socialista e socialismo sono ormai privi di significato perchè il socialismo si basava sull"idea che un"economia regolata possa sostituire il meccanismo di mercato, era figlio della società industriale, mentre noi oggi viviamo in una società globalizzatrice post-industriale.
Invano aspetteremmo un linguaggio così chiaro e preciso dalla nostra sinistra per ripartire su nuove basi. E invece da noi ci si accapiglia ancora su che posto dare all"eredità comunista ( altro che eredità socialista!), se farla confluire nell"indistinto partito democratico o invece farne il perno di una “cosa o casa rossa” per le lotte di classe del nuovo secolo. Sta proprio qui il malessere tutto specifico e il nodo irrisolto della sinistra italiana nel suo complesso. Non è facile scrollarsi di dosso totem e miti per troppo tempo ritenuti intoccabili ed incrollabili dal comune sentire della sinistra italiana di ogni colore e sfumatura. Per questo qualunque correzione di buon senso alle vecchie credenze e ai vecchi postulati viene percepita e bollata come una conversione a destra, a partire dal mito egualitario che oggi si riconosce insufficiente senza meritocrazia, fino alle misure di sicurezza divenute sempre più impellenti anche a spese del garantismo sociale pro emarginati o pro migranti in cerca di fortuna.
Eppure i ravvedimenti e le autocritiche, neanche troppo velate, affiorano negli ambienti più impensati della sinistra. Sembra di sognare leggendo quanto ha scritto recentemente su “Repubblica” Aldo Schiavone, ordinario di Diritto Romano ed ex direttore dell"Istituto Gramsci, a proposito della scuola. Il prof. Schiavone riconosce che l"attuale sistema scolastico finisce per danneggiare i ceti meno abbienti che si volevano invece proteggere e valorizzare e critica che alla valorizzazione meritocratica si sia preferita una “diffusione omogenea delle conoscenze a bassa intensità”. Arriva a dire che tale concezione è stata alimentata insieme dal pensiero comunista e cattolico ( compresi gli esperimenti educativi alla don Milani) e ulteriormente esaltata dallo spirito egualitario del "68. Non potrebbe esserci un"analisi più chiara e condivisibile, anche se arriva con enorme ritardo. Così come suona pienamente sottoscrivibile l"auspicio finale di Schiavone di una scuola che non abbia paura di insegnare ai giovani che apprendere costa fatica, se non sofferenza, e comporta disciplina, misura, severità, riconoscimento del merito.
Se dovessimo seguire le logore dicotomie che faticano a scomparire in Italia potremmo dire che si tratta di un discorso francamente di destra. Ma così non è. E" solo la presa d"atto di dove possono portare le spinte egualitarie quando sconfinano in comportamenti dogmatici. Se per anni la distribuzione della ricchezza è stata ritenuta prioritaria rispetto alle capacità ed alle condizioni per crearla, potremmo mai meravigliarci che si sia instaurata una consuetudine per cui il sapere è facile e si distribuisce a chiunque senza la fatica di crearlo e approfondirlo? E" di questi equivoci e di queste ambiguità che dobbiamo liberarci se vogliamo risalire la china e porre un freno ad un inarrestabile declino che comincia e non finisce con la scuola. Come? Non basta andare oltre il comunismo ed il socialismo in nome di non si sa quale sinistra, secondo la visione europea di Antony Giddens. Bisognerebbe andare oltre i troppi condizionamenti ideologici di casa nostra ed i loro cascami duri a morire. Ma lo sanno i volenterosi laburisti inglesi alla Giddens che il nuovo rebus “appassionante” su cui si discute oggi in Italia è se il liberismo ( non il liberalismo) sia di destra o di sinistra? Come a dire che si preferisce ancora fare inutile filosofia e spaccare il capello in quattro mentre cominciano a risuonare nelle piazze i “vaffa” di Beppe Grillo..
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.