La corsa delle candidature è appena iniziata
Ancora un giro di giostra?
Se il nuovo è Emma Bonino ed il vecchio è Ciriaco De Mitadi Elio Di Caprio - 22 febbraio 2008
E" un sussulto o una rivoluzione? Tutti vogliono salire sull"ottovolante della nuova politica e posizionarsi al posto giusto nella prossima competizione elettorale, nessuno vuol restare indietro senza correre. E pazienza se tutti o quasi tutti possono essere tacciati di incoerenza o di tradimento di ideali, di accordi, di comuni esperienze. Il nuovo richiede sacrifici.
A cose fatte chi se ne accorgerà più? Basterà la campagna elettorale che si annuncia come buonista e rispettosa dell"avversario, ma alla fine- è facilmente prevedibile- riprodurrà le tradizionali parossistiche divisioni all"ultimo voto tra i due partiti del Presidente. Come successo nelle elezioni del 2006 attorno a Prodi e Berlusconi e come succederà a breve attorno al medesimo Berlusconi e a Veltroni.
Tutto cambia e poi nulla cambia quando alla fine programmi audaci e intercambiabili nella loro ovvietà lasceranno libero spazio alle corride televisive dei due leaders in competizione.
Il nuovista Veltroni non parte da zero, ma da almeno più uno, dovendosi portare dietro l"infelice esperienza del governo Prodi da cui per onor di firma e con qualche mal di pancia non può prendere le distanze. Berlusconi parte da più quattro presentandosi per la quinta volta alle elezioni, questa volta come leader di due partiti e mezzo e non più come una delle tre punte di attacco a cui compete l"onere di combattere per tutti. Eppure è vero che il quadro politico è in movimento, sarebbe sciocco disconoscerlo. Quello che è ignoto è l"approdo finale. Del resto la “casta” doveva pur manifestare una qualche vitalità e lanciare un po" di fumo negli occhi per non farsi sommergere dall"antipolitica che, come si sa, è un rifiuto ma non un programma.
A nessuno importa della coerenza e dei colpi bassi. Gli ultimi mesi ne sono stati pieni, soprattutto nel centro destra : Berlusconi che “cambia” e passa in quindici anni dal Polo delle libertà, alla Casa delle libertà e ora al Popolo della libertà e per questo nuovo percorso tradisce Fini e Casini o fa finta di farlo per restare il candidato leader, Casini che come un pendolo si allontana o si avvicina al Cavaliere a seconda dei sondaggi, Fini che tradito tradisce il Cavaliere ed ora parte della sua base militante, Storace che tradisce Fini ed è tradito da Berlusconi che lo aveva eletto a suo pupillo di destra. Si tratta più di teatrino preelettorale che di coltellate alla schiena, come è stato detto secondo un"immagine fin troppo drammatica e sproporzionata alla realtà. Anche nel centro sinistra la sindrome del tradimento è all"ordine del giorno tra tutti coloro della vecchia coalizione che sono stati esclusi dal PD.
Chi tradisce chi quando viene platealmente alla luce una lotta di puro potere ammantata da motivi di insofferenza personalistica o pseudoideologica o peggio dalla pretesa di avere la ricetta giusta per rimediare ai mali comuni che – ora lo si è capito finalmente- riguardano non solo gli ultimi anni di bipolarismo raffazzonato ma risalgono anche alle stagioni precedenti? Non per caso non ci è risparmiato lo spettacolo di Ciriaco De Mita che dopo mezzo secolo di onorata carriera politica accusa Walter Veltroni e la sua “banda” di provincialismo per averlo escluso dalle liste del PD, di voler trasporre in Italia improbabili Partiti del Presidente come da esperienza americana. Veltroni, secondo De Mita, è come quel turista in Alto Adige che vorrebbe riprodurre in una località marina del sud baite e cottages. L"accusa di provincialismo viene proprio da chi come De Mita per mezzo secolo è stato il ras indiscusso della provincia avellinese e, come Mastella per il beneventano, ha fatto pesare i voti del suo feudo per non essere mai estromesso e qualche volta dirigere i giochi della politica locale e nazionale.
E" un compito ingrato e difficile per i profeti del bipartitismo all"italiana che pensano di risolvere il problema della governabilità con messaggi di nuovismo a tutti i costi incanalare in due soli partiti maggioritari le tante spinte particolaristiche e contrattare vecchi e nuovi arrivi non in vista di un progetto politico ben definito, ma di un improvviso e improvvisato evento elettorale. Tutti i piccoli devono allinearsi dietro le insegne dei grandi per il nuovo appuntamento. Ma può essere una sorta di “dittatura” sulle minoranze la chiave di volta del nuovo sistema bipartitico?
Persino l"anticonformista e radicale Emma Bonino accetta, come un Mastella qualunque, la logica della contrattazione e si “accontenta” di alcuni posti in lista nel Partito Democratico, nonché di consistenti rimborsi elettorali, in cambio della rinuncia a concorrere alle elezioni con il suo simbolo. Anche lei è salita sull" ottovolante a qualsiasi costo per non essere esclusa e si accinge a fare da “pendant” contrapposto alla lista per la vita di Giuliano Ferrara in casa PDL. Altre contrattazioni sono in corso sull"altro fronte in Sicilia tra il PDL ed i potentati locali. La spartizione delle candidature va avanti e lascerà sul campo morti e feriti. Poi arriveranno i programmi fantasmagorici.
Ma cosa succederà quando saranno scesi tutti dalla nuova giostra di un bipartitismo improvvisato e dovranno fare i conti con i problemi reali?
Tutto cambia e poi nulla cambia quando alla fine programmi audaci e intercambiabili nella loro ovvietà lasceranno libero spazio alle corride televisive dei due leaders in competizione.
Il nuovista Veltroni non parte da zero, ma da almeno più uno, dovendosi portare dietro l"infelice esperienza del governo Prodi da cui per onor di firma e con qualche mal di pancia non può prendere le distanze. Berlusconi parte da più quattro presentandosi per la quinta volta alle elezioni, questa volta come leader di due partiti e mezzo e non più come una delle tre punte di attacco a cui compete l"onere di combattere per tutti. Eppure è vero che il quadro politico è in movimento, sarebbe sciocco disconoscerlo. Quello che è ignoto è l"approdo finale. Del resto la “casta” doveva pur manifestare una qualche vitalità e lanciare un po" di fumo negli occhi per non farsi sommergere dall"antipolitica che, come si sa, è un rifiuto ma non un programma.
A nessuno importa della coerenza e dei colpi bassi. Gli ultimi mesi ne sono stati pieni, soprattutto nel centro destra : Berlusconi che “cambia” e passa in quindici anni dal Polo delle libertà, alla Casa delle libertà e ora al Popolo della libertà e per questo nuovo percorso tradisce Fini e Casini o fa finta di farlo per restare il candidato leader, Casini che come un pendolo si allontana o si avvicina al Cavaliere a seconda dei sondaggi, Fini che tradito tradisce il Cavaliere ed ora parte della sua base militante, Storace che tradisce Fini ed è tradito da Berlusconi che lo aveva eletto a suo pupillo di destra. Si tratta più di teatrino preelettorale che di coltellate alla schiena, come è stato detto secondo un"immagine fin troppo drammatica e sproporzionata alla realtà. Anche nel centro sinistra la sindrome del tradimento è all"ordine del giorno tra tutti coloro della vecchia coalizione che sono stati esclusi dal PD.
Chi tradisce chi quando viene platealmente alla luce una lotta di puro potere ammantata da motivi di insofferenza personalistica o pseudoideologica o peggio dalla pretesa di avere la ricetta giusta per rimediare ai mali comuni che – ora lo si è capito finalmente- riguardano non solo gli ultimi anni di bipolarismo raffazzonato ma risalgono anche alle stagioni precedenti? Non per caso non ci è risparmiato lo spettacolo di Ciriaco De Mita che dopo mezzo secolo di onorata carriera politica accusa Walter Veltroni e la sua “banda” di provincialismo per averlo escluso dalle liste del PD, di voler trasporre in Italia improbabili Partiti del Presidente come da esperienza americana. Veltroni, secondo De Mita, è come quel turista in Alto Adige che vorrebbe riprodurre in una località marina del sud baite e cottages. L"accusa di provincialismo viene proprio da chi come De Mita per mezzo secolo è stato il ras indiscusso della provincia avellinese e, come Mastella per il beneventano, ha fatto pesare i voti del suo feudo per non essere mai estromesso e qualche volta dirigere i giochi della politica locale e nazionale.
E" un compito ingrato e difficile per i profeti del bipartitismo all"italiana che pensano di risolvere il problema della governabilità con messaggi di nuovismo a tutti i costi incanalare in due soli partiti maggioritari le tante spinte particolaristiche e contrattare vecchi e nuovi arrivi non in vista di un progetto politico ben definito, ma di un improvviso e improvvisato evento elettorale. Tutti i piccoli devono allinearsi dietro le insegne dei grandi per il nuovo appuntamento. Ma può essere una sorta di “dittatura” sulle minoranze la chiave di volta del nuovo sistema bipartitico?
Persino l"anticonformista e radicale Emma Bonino accetta, come un Mastella qualunque, la logica della contrattazione e si “accontenta” di alcuni posti in lista nel Partito Democratico, nonché di consistenti rimborsi elettorali, in cambio della rinuncia a concorrere alle elezioni con il suo simbolo. Anche lei è salita sull" ottovolante a qualsiasi costo per non essere esclusa e si accinge a fare da “pendant” contrapposto alla lista per la vita di Giuliano Ferrara in casa PDL. Altre contrattazioni sono in corso sull"altro fronte in Sicilia tra il PDL ed i potentati locali. La spartizione delle candidature va avanti e lascerà sul campo morti e feriti. Poi arriveranno i programmi fantasmagorici.
Ma cosa succederà quando saranno scesi tutti dalla nuova giostra di un bipartitismo improvvisato e dovranno fare i conti con i problemi reali?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.