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Nessuna contromisura o strategia

Allarme mutui, senza contrasti

La Bce pronta alla manovra restrittiva. Ma l'inflazione dovrebbe fermarsi

di Angelo De Mattia - 09 gennaio 2008

Non che non vi sia da allarmarsi. Tutt’altro. Ma la stracca ripetizione, anche sulla stampa economica, dell’”allarme mutui”, senza alcuna indicazione del “che fare” rischia di relegare una situazione indubbiamente grave nel campo della mera protesta (al lupo, al lupo). L’aumento dell’8,45% in un anno delle “sofferenze” delle famiglie – relative non solo ai mutui bancari ma anche ad altre forme di prestiti – è rimarchevole (oltre 11 miliardi in valore assoluto). Ma se tra le cause occupa un posto di assoluto rilievo l’innalzamento dei tassi d’interesse, è su questo versante che occorrerebbe innanzitutto soffermarsi dopo aver lanciato l’allarme, forzatamente deducendolo anche dagli oggettivi supplementi al bollettino della Banca d’Italia. Domani si riunisce il consiglio direttivo della Banca centrale europea. I tassi ufficiali – che poi, per anelli successivi, influiscono sull’Euribor al quale sono agganciati i mutui a tasso variabile – dovrebbero rimanere fermi al 4%. Ma le dichiarazioni del presidente Trichet dei giorni scorsi (“pronti ad agire”, “pronti a contrastare” il rilancio inflazionistico) lasciano intravedere che potrebbe essere non lontano il momento, nelle successive tornate del consiglio, di una manovra restrittiva. Se si pensa poi che la Federal Reserve a fine mese probabilmente abbasserà i tassi Usa di uno 0,50% portandoli al 3,75%, il quadro di un euro forte (e di un dollaro debolissimo che ha perso molto terreno rispetto all’euro negli ultimi 5 anni) con tassi non certo bassi si consoliderà, con ripercussioni sulle esportazioni italiane – che però finora in una buona parte hanno retto – ma anche sulle famiglie. Sarà proprio necessaria una tale, possibile manovra al rialzo? Non era stata prevista già dalla Bce una ripresa inflazionistica nella prima parte del 2008, che poi però si sarebbe annullata nella seconda parte? E si possono trascurare del tutto le esigenze della crescita e delle famiglie, che semmai richiederebbero una riduzione dei tassi? O immaginare di corrispondervi solo con una strategia contro l’inflazione, la cui risalita tuttavia sarebbe di breve periodo? Se negli Usa nei giorni scorsi si è avuto un raccordo tra il presidente Bush, il ministro del tesoro Paulson e il presidente della Fed Bernanke per individuare una linea in risposta agli effetti della crisi dei mutui subprime e per rilanciare la crescita, l’Europa non ha nulla da dire e da fare in proposito, pur nel rispetto delle reciproche autonomie? L’Unione Europea, di fronte a un fenomeno come l’aumento del prezzo del petrolio e dei corrispondenti impatti sulla crescita, non ha una propria impostazione strategica e congiunturale da proporre? Non si può considerare, a livello europeo, quale sarebbe il mix più adeguato tra politiche economiche e politica monetaria, pur nell’osservanza del Trattato U.E.? Molta attenzione andrà comunque prestata alla conferenza stampa di Trichet successiva alla riunione di domani. Con la comunicazione egli potrebbe in qualche modo supplire alla non adozione di provvedimenti sui tassi, ritenuta abbastanza certa. Sarà importante capire l’evoluzione futura, considerata l’impostazione costantemente seguita dalla Bce nel non voler sorprendere i mercati. Accanto al versante europeo vi è quello interno. Con la Finanziaria 2008 è stata assunta una serie di provvedimenti in materia di sospensione del pagamento delle rate del mutuo nei casi di difficoltà e di interventi di un apposito fondo pubblico (ancorché con una dotazione di mezzi modesta): norme che si aggiungono a quelle già vigenti – e in parte rafforzate – in tema di surrogazione, trasferimento ed estinzione anticipata dei mutui. Non sono disposizioni certamente risolutive dei problemi delle famiglie. Ma sono terreni nuovi per iniziative dei diversi soggetti interessati, a partire dalle associazioni dei consumatori, molto attive su queste problematiche, per esigere un’applicazione corretta di tali innovazioni, senza oneri unilateralmente imposti, volta a stimolare maggiore trasparenza e concorrenza degli intermediari bancari. Un ruolo non secondario spetta agli organi di controllo: alla denuncia devono seguire, tempestivamente, gli interventi di competenza. E’ fondamentale per la democrazia economica fornire al paese il quadro delle misure necessarie per affrontare le difficoltà economiche, a partire dalla finanza pubblica e dalla produttività. Concorre a comporre, naturalmente, questo insieme l’indicazione della parte che deve fare il settore creditizio e finanziario – innanzitutto nel modo in cui trasferisce al suo interno gli aumenti dei tassi ufficiali – contribuendo così alla credibilità della complessiva terapia suggerita. E’ il modo migliore per rafforzarne l’autorevolezza (i latini dicevano “sic vos non vobis”). Sono necessarie, in particolare, ulteriori misure di politica della concorrenza e della trasparenza. Ma le difficoltà delle famiglie nei confronti del sistema bancario ovviamente dipendono pure dalla situazione dei loro redditi, assai difficile per talune fasce soprattutto di reddito fisso. Qui il ripetuto “allarme mutui” si incrocia con i temi in discussione tra governo e parti sociali su stipendi, salari, fisco, produttività. Anche e soprattutto in questo versante c’è bisogno di tempestività e concretezza decisionale. E’ fondamentale che la questione mutui non assuma, in Italia, le sembianze di un fenomeno imprevedibile e incoercibile. Troppi sono i suoi riflessi sociali per non meritare una mobilitazione di energie intellettuali, di proposte, di azioni concrete.

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