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Il sindacato prenda atto che servono sacrifici

Alitalia, eclatante segno del declino

In un momento difficile come questo tutto serve tranne che “occupazioni simboliche”

di Enrico Cisnetto - 01 febbraio 2006

La situazione sta sfuggendo di mano. L’occupazione degli uffici di Alitalia, pur simbolica quanto si vuole, è la spia di un malessere che diventa sempre più insostenibile. Troppi problemi irrisolti affliggono la nostra compagnia di bandiera. Il primo dei quali è la “minoranza rumorosa” sindacale, che non si rende conto che il muro contro muro e l’ostruzionismo “senza se e senza ma” sono atteggiamenti improduttivi, e tiene sotto scacco l’azienda. Persino le segreterie confederali, se assumono posizioni assennate, vengono scavalcate dagli oltranzisti.

A peggiorare la situazione è l’assoluta negligenza delle autorità di garanzia dei trasporti, che non hanno o non vogliono usare gli strumenti che permetterebbero di reprimere le astensioni illegali dal lavoro. Poi c’è l’incapacità del governo di assumere una posizione chiara, con molti ministri che fanno più parti in commedia, come dimostra l’affaire Volare (vero ministro Maroni?). Ma nulla giustifica le forzature, anche perché se si lamentano i lavoratori a cui viene pagato puntualmente lo stipendio, che dovrebbero dire le imprese fornitrici di Alitalia che attendono da mille giorni i pagamenti? E i sindacati non possono pensare di uscire dall’impasse proponendo cose impraticabili: tanto per capirci, non è possibile tornare indietro sullo scorporo di Az Service, perché l’aumento di capitale è andato in porto anche grazie a questo. D’altra parte, è inutile nascondersi che Alitalia è solo la punta dell’iceberg di una situazione critica per il Paese. Come testimoniano due dati. Primo: nei primi dieci mesi del 2005 il numero di ore di sciopero è stato di 5 milioni e mezzo, il 37,7% in più rispetto al 2004. Secondo: la produzione industriale di gennaio è in calo del 4,6% sull’anno precedente, e la stagnazione continua. In questa situazione serve senso di responsabilità, altro che “occupazioni simboliche”.

Pubblicato sul Messaggero dell’1 febbraio 2006

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.