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Solo affari o anche un ritorno politico?

Ahmadinejad e le strette di mano

La diplomazia ha le sue regole. Ma la politica non può ignorare i principi morali

di Davide Giacalone - 03 giugno 2008

Condivido l’iniziativa de Il Riformista e mi pare doveroso manifestare contro Ahmadinejad. Inoltre è grottesco che a parlare contro la fame nel mondo sia chiamato chi ammazza i sazi. Naturalmente esistono anche le ragioni della diplomazia e dei rapporti interni all’Onu, per cui è abbastanza ozioso interrogarsi sull’opportunità o meno di stringere la mano di un tale dittatore che ancora promette la cancellazione d’Israele dalla carta geografica. Di mani sporche, in quel consesso, ve ne sono parecchie. Aggiungerei che ve ne sono anche molte d’inutili, fra le quali quelle dell’Onu che s’occupano di crisi alimentari.

Nei confronti dell’Iran l’Italia ha, semmai, altri guai ed altri problemi. Intanto è bene non dimenticare che ancora qualche mese fa non solo Prodi stringeva quella mano, ma il governo italiano s’affannava a giudicare legittime le aspirazioni regionali di un Paese che minaccia di morte gli altri ed annuncia di volersi dotare di tecnologia atomica. E’ vero che il governo è cambiato, ma l’Italia è sempre la stessa. Come sempre gli stessi sono i soldati italiani che si trovano in Libano, teoricamente incaricati di disarmare gli amici dell’Iran e della Siria, mentre, di fatto, intenti a salvar la pelle ed a non guastare il difficilissimo equilibrio che fa sembrare il Paese dei cedri ancora sovrano ed indipendente. E’ su quel fronte che gli aiuti iraniani servono a far morti israeliani. Morti veri, di gente non in guerra, bombardati dai terroristi. Italiani erano anche i militari presenti in Afghanistan, fatti oggetto di un attentato mortale da milizie armate dagli iraniani. A futura memoria di cosa intende il governo di Ahmadinejad come esercizio dei buoni rapporti.

La mano del presidente iraniano sarà comunque stretta dai rappresentati dell’impresa, riuniti del suo albergo. Gli affari sono affari, ma con uno così non è possibile farne senza garantirgli anche un ritorno politico. Quindi, per cortesia, non prendiamoci in giro. Oltre tutto, non è così rilevante agguantargli la zampa, mentre fu rumorosissimo il silenzio politico quando gli studenti di Teheran manifestarono contro il suo governo. Dopo di che: so bene che usiamo anche il petrolio iraniano, e so che incrudelire i rapporti mette a maggior rischio i nostri militari. Non a caso ci battiamo da anni per una maggiore indipendenza energetica (senza scoprire in colpevole ritardo la necessità del nucleare), e continuo a pensare che quelle truppe, in Libano, siano ostaggio di una pace falsa. Quindi non mi scandalizzo per una diplomazia che di queste cose deve tenere conto. Mentre mi ripugna una politica che maneggia tale materiale senza lasciare traccia di principi morali.

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